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The Selection

The Selection -

Personaggi illustri hanno commentato questo libro:

 

“Questo matrimonio non s'ha da fare”

-Alessandro Manzoni, dopo essere venuto a conoscenza delle modalità della Selezione.

 

“E se ti lascia lo sai che si fa, trovi un altro più bello che problemi non ha”

-Raffaella Carrà, in risposta ad una lettera inviata da America a Cioè.

 

“Il triangolo no, non l'avevo considerato”

-Renato Zero, alle prese con il suo primo libro Young Adult.

 

“Capra!”

-Vittorio Sgarbi rivolto a tutti i personaggi di questo romanzo.

 

Benvenuti ad Illéa, uno stato geograficamente, cronologicamente e contestualmente indefinito, in cui la popolazione, per qualche ragione, è suddivisa in otto caste. America Singer, che come ci suggerisce scaltramente il nome fa la cantante, appartiene alla casta cinque, quella degli artisti, ed è relativamente povera: infatti può permettersi di bere solo un bicchiere di tè al limone al giorno, e solo raramente la sua famiglia è in grado di chiamare la servitù che le venga a pulire la casa. Sfortuna vuole che la nostra America si innamori di Aspen, un ragazzo messo peggio di lei, infatti a casa sua di tè al limone non ce n'è proprio. Resosi conto di non poter provvedere ai bisogni della ragazza , Aspen decide di lasciarla e la incoraggia a partecipare alla Selezione, una pratica di dubbio gusto con la quale il principe del regno, Maxon, potrà trovare una moglie adatta a lui; America viene scelta per parteciparvi, e così iniziano le sue avventure in questa specie di reality show.

 

The Selection viene furbamente spacciato per una distopia, perché chiaramente sono poche le persone oggigiorno che hanno anche solo una vaga idea di che cosa sia effettivamente una distopia. Sì, ci troviamo in un futuro molto diverso, in cui l'assetto statale è stato ampiamente modificato in seguito ad altre due guerre mondiali, di cui fra l'altro non sappiamo molto; ma a parte questo, almeno in questo primo romanzo, non sembra una società poi così indesiderabile. L'unico elemento vagamente distopico è la divisione in caste della popolazione, che ancora non ho capito bene a cosa serva o a chi sia venuta in mente, o perché a tutti vada bene, compresi quelli che apparentemente soffrono la fame (pur essendo tutti misteriosamente in forma, non ce n'è mai uno descritto come magro stile morto di fame); Fra l'altro i sovrani di questo regno sembrano persone relativamente tranquille e non hanno proprio nulla dei classici tiranni. E quindi, a parte l'accenno a dei gruppi di ribelli che non si sa bene che cosa vogliano, tutti vivono relativamente tranquilli, senza mettere nulla in discussione. Neanche la Selezione può essere considerata un fatto negativo, dato che praticamente tutte le ragazze che vi partecipano lo fanno ben volentieri e non ne sono obbligate; semmai si tratta di una distopia per il povero principe, talmente incapace di trovarsi una fidanzata da solo che sono persino dovuti ricorrere ad un concorso per appioppargliene una. Lasciamo perdere il fatto che questa cosa non abbia il minimo senso, perché mi pare molto improbabile che dei sovrani decidano di pescare una futura regina dal popolo, quando gli sarebbe molto più utile cercare di ottenere delle alleanze famigliari con altri stati, soprattutto vista la fragilità di questo regno.

 

Chi di sicuro non può lamentarsi troppo della sua situazione economica è America, che per i tre quarti del libro piange per quanto è povera, ma intanto, pur con altri due fratelli, ha una camera tutta sua, parla tre lingue e mangia pollo, pasta, il sopracitato tè e ovviamente i popcorn quando guarda la televisione. Insomma mi sembra messa molto meglio di me, che devo condividere la camera con mia sorella da quando sono nata. Perciò faccio un po' di fatica a comprendere la povertà di questa popolazione, dato che è tutto molto contraddittorio: a un certo punto viene pure detto che gli Otto, anche noti come i senzatetto, in alcuni casi possono avere la televisione (?!)

 

America è la classica protagonista che mi fa venire l'orticaria, perché è bellissima (ma ovviamente lei ne è all'oscuro), intelligentissima e sa fare di tutto. Si rifiuta di cambiare per la Selezione, e quindi si eleva al di sopra delle altre sue compagne, che sono tutte pronte a “falsificarsi”, perciò riesce a conquistare il principe perché lei rimane se stessa. Le altre ragazze che competono nella Selezione sono una massa di personaggi indistinti e intercambiabili, a parte due o tre che ricalcano i classici stereotipi, come quello della ragazza stronza e dell'amica simpatica.

 

Aspen è invece il tipico ragazzo con la sindrome premestruale, che prima vuole stare con te, poi no, poi sì. Il motivo per cui inizialmente lascia America è perché lei gli ha preparato una cena, dando prova del fatto che ha più soldi di lui e che quindi non la potrà mantenere una volta sposati. Tuttavia, finirà per caso a fare la guardia a palazzo e qui deciderà di ritornare con lei (probabilmente perché il suo nuovo stato di militare gli permette di passare a una casta ben più elevata). Che poi, bisogna dire che i personaggi in questo libro hanno un bel po' di botte di culo: prima America viene scelta per la Selezione, poi Aspen viene estratto a sorte per diventare militare... e pensare che è già tanto se io riesco a vincere 5 euro al Gratta e Vinci ogni dimissione di papa!

 

Infine abbiamo Maxon, principe rubato direttamente dai cartoni animati della Disney; gentile con tutti e ingenuo con le donne, soffre però di un certo livello di stupidità, dato che, nonostante il suo coinvolgimento in operazioni militari e nella gestione del regno, chiaramente non ha idea di quello che avviene all'infuori del suo castello, visto che ha bisogno di America per venire a sapere che i poveri non hanno da mangiare. Cioè, lui non è al corrente del fatto che le caste più basse non mangiano come nel suo palazzo? Non è che ci voglia proprio un genio a capirlo, eh.

 

La storia è molto scorrevole, anche se di trama ce n'è ben poca e di azione praticamente zero. Ci sono solo un paio di momenti di massima tensione (?) in cui dovremmo temere per la vita dei nostri protagonisti (ma anche no), ovvero quando i ribelli attaccano il palazzo. La scena va più o meno così: arriva una guardia che dice “Ommioddio i ribelli ci stanno attaccando!”, così i membri della famiglia reale e le ragazze possono mettersi al sicuro; stanno a piangere in una stanza per un po', poi arriva un'altra guardia che dice “Là fuori è morto qualcuno, ma i ribelli se ne sono andati, vabbè torniamocene a mangiare”. Fine. Il finale poi, da come ne parlavano tutti, sembrava qualcosa di sconvolgente: in realtà, Kiera Cass si è semplicemente svegliata una mattina e ha pensato: “Ma chi me lo fa fare di scrivere un libro solo quando ne potrei scrivere altri due e guadagnarci il triplo?”. Così ha interrotto il romanzo in un punto piuttosto random, e ha deciso di trasformarlo in una trilogia, dato che in questo erano già successe troppe cose.

 

In ogni caso, nonostante tutto, ho deciso di dare a The Selection 3 stelle, perché mi sono addormentata solo un paio di volte mentre lo leggevo e perché ha superato di molto le mie aspettative, che erano sotto zero. Vi sconsiglio di leggerlo se vi aspettate una distopia o se siete alla ricerca di qualcosa di particolarmente memorabile, ma se anche a voi piace ogni tanto intrattenervi con un romanzo che richieda uno scarso utilizzo di cellule cerebrali e che vi tenga impegnati con una favola carina, per quanto improbabile, allora potrebbe fare al caso vostro. E comunque si tratta di un libro che insegna cose importanti, come che tutti in questo mondo soffrono, sia i ricchi che i poveri (anche se i poveri un po' di più perché non hanno da mangiare), e che per conquistare un principe bisogna essere pulite dentro e belle fuori, e dargli subito chiaramente un due di picche. Grazie Kiera Cass, me lo ricorderò la prossima volta in cui mi troverò in una situazione simile!